ATTIVITÀ MANIFATTURIERE NEL RETROTERRA DI PORTUS PISANUS
Abstract
Il principale porto di Pisa, definito Portus Pisanus da fonti di età tardo-antica, era ubicato a sud di Pisae, alla distanza di circa 12,5 miglia romane, in un’area oggi occupata dalla periferia settentrionale di Livorno. Un recente progetto, che comprende ricerche archeologiche e paleogeografiche integrate, ha permesso di ricostruire le vicende storico-topografiche dell’area, dal V sec.a.C. all’età medievale, vicende fortemente condizionate dall’evoluzione geomorfologica della linea di costa. In particolare è stato portato in luce un settore del fondale del bacino che, frequentato almeno a partire dal V sec. a. C., fu particolarmente attivo nel II–I sec. a. C. Questo, progressivamente colmato da depositi, risulta abbandonato nel I sec.d.C., mentre le attività portuali vennero spostate circa 400 m a SW, dove è stato scavato un horreum attivo dalla prima età imperiale all’età tardo-antica. Eruditi settecenteschi già avevano fornito descrizioni dell’abitato connesso al porto, del quale sono stati individuati un segmento di acquedotto in tubatura ed una vasta necropoli di età tardo-antica. Pisae ed il suo porto erano ben collegati da vie d’acqua e di terra, in particolare da diverticoli della via Aurelia e della via Aemilia, i principali assi costieri dell’Etruria.